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Intervento alla prostata

Intervento alla prostata: l’importanza della riabilitazione

Prima e dopo un intervento alla prostata che implica la totale o parziale asportazione della ghiandola – detta propriamente prostatectomia – la riabilitazione gioca un ruolo cruciale. Il suo scopo è infatti prevenire o alleviare la probabile comparsa di effetti collaterali post-operatori.

La prostata: cos’è

La prostata o ghiandola prostatica è un piccolo organo facente parte dell’apparato genitale maschile. La principale funzione della prostata consiste nel contribuire a produrre lo sperma. A causa della sua posizione anatomica e delle funzioni in cui è coinvolta, la prostata influenza la minzione, l’erezione e l’eiaculazione.

In caso di alterazione di questi processi fisiologici, che tendenzialmente coinvolgono gli uomini over 50, si raccomanda un consulto medico.

Intervento alla prostata: quando è necessario

Le principali condizioni che possono richiedere un’operazione alla prostata sono:

  • ipertrofia prostatica benigna (IPB), nota come prostata ingrossata, caratterizzata dall’aumento di volume della prostata non associato a formazioni tumorali maligne; causa difficoltà a urinare, flusso urinario debole, frequente urgenza di urinare e necessità di urinare di notte (nocturia);
  • cancro alla prostata, il tumore più comune tra gli uomini, per il quale viene eseguito un intervento di prostatectomia radicale durante il quale vengono asportati: la prostata, le vescicole seminali e, generalmente, i linfonodi presenti nel bacino.

Intervento alla prostata: gli effetti collaterali

La rimozione della prostata (totale o parziale) può alterare il normale funzionamento del pavimento pelvico. Ovvero, quel complesso di muscoli, legamenti e tessuti che chiude l’addome nella parte inferiore e che volge funzioni di sostegno e controllo degli organi pelvici, che nell’uomo sono: prostata, vescica, uretra, retto, ghiandole seminali, testicoli e pene.

Motivo per cui, tra i rischi prodotti dagli interventi alla prostata si annoverano:

  • l’incontinenza urinaria;
  • la disfunzione erettile;
  • l’aneiaculazione, l’incapacità di eiaculare.

La fisioterapia post-operatoria, nello specifico la riabilitazione del pavimento pelvico, può scongiurare tali eventualità.

Fisioterapia post-operatoria: la riabilitazione del pavimento pelvico

In seguito a una operazione alla prostata, generalmente, il paziente viene sottoposto a una valutazione del pavimento pelvico al preciso scopo di constatare la funzionalità e la salute della regione pelvica. Tale esame può includere test di forza muscolare, della funzione urinaria e sessuale, del dolore e della mobilità; può essere condotto da un fisioterapista specializzato in riabilitazione pelvica o da un medico esperto in urologia o uroginecologia.

Qualora si evidenzi la presenza di disfunzioni del pavimento pelvico, trascorso un mese dall’operazione, si procede con la riabilitazione post-operatoria, quale – in questo specifico caso – prevede:

  • chinesi pelvi-perineale, un programma di esercizi di contrazione e il rilassamento volontario dei muscoli pelvici per migliorarne la forza, l’elasticità e la resistenza.
  • biofeedback elettromiografico, un sistema capace di tracciare visivamente o/o sonoramente le contrazioni dei muscoli pelvici, è utilizzato per aiutare a migliorarne la consapevolezza e il controllo;
  • elettrostimolazione, quale usa piccoli impulsi elettrici per stimolare i muscoli pelvici, contribuendo così ad attivarli, sensibilizzarli ed allenarli per ridurne l’atrofia.

I tempi di recupero

La riabilitazione del pavimento pelvico, o riabilitazione perineale, può richiedere tempo e costanza poiché, spesso, non termina con il ciclo di sedute presso un centro fisioterapico. È prassi consolidata, infatti, il prosieguo della terapia in autonomia, a casa, con monitoraggio e supervisione sui risultati da parte dello specialista.

In linea generale, il periodo di riabilitazione dopo l’operazione può durare da 2 a 18 mesi. Molto dipende dal tipo di operazione, dall’età e dalle preesistenti condizioni di salute del paziente.

Fisioterapia preoperatoria: una nuova frontiera

Negli ultimi tempi, la ginnastica perianale si sta affermando anche come metodo di preparazione alla chirurgia prostatica.

Lo scopo è:

  • migliorare il tono del pavimento pelvico, per ridurre le probabilità di comparsa di effetti collaterali dovuti a ipotonia muscolare;
  • aumentare la consapevolezza della pelvi e portare il paziente ad automatizzare i movimenti di contrazione e rilascio;
  • insegnare la corretta igiene comportamentale, che consiste nell’educare il paziente a gestire il contenimento urinario e le funzioni intestinali;
  • accorciare e agevolare il recupero post-operatorio, permettendo di ridurre la dose di antidolorifici e farmaci antinfiammatori.

Il momento suggerito per l’inizio della fisioterapia preoperatoria è a un mese circa dalla data prevista per l’intervento chirurgico.