Tendinopatia achillea: cos’è e come si cura?
Nonostante il tendine d’Achille sia il più robusto del nostro corpo è sottoposto a continue e significative sollecitazioni che possono lesionarlo. È il caso della tendinopatia achillea: approfondiamola.
Tendinopatia achillea: cos’è
La tendinopatia achillea è una condizione di sofferenza a carico del tendine d’Achille, la grossa fascia di tessuto connettivo che unisce i muscoli del polpaccio al calcagno.
Esistono due differenti tipi di tendinopatia del tendine d’Achille, quali possono coesistere nello stesso paziente:
- tendinopatia inserzionale, si manifesta nel punto in cui il tendine d’Achille si inserisce sul calcagno (è spesso associata alla deformità ossea conosciuta come morbo di Haglund);
- tendinopatia non inserzionale, è di origine vascolare, si manifesta a circa 2-3 cm dal calcagno e, pertanto, lontano dal suo punto d’inserzione.
Tendinopatia del tendine d’Achille: cause e fattori di rischio
La tendinopatia achillea è una delle lesioni da sovraccarico, causata cioè dalla pratica di attività sportive oltre le fisiologiche capacità di recupero, prime tra tutte la corsa (non a caso viene chiamata anche tendinite del podista). È una condizione spesso invalidante per gli atleti professionisti, tanto da portare al ritiro definitivo in circa il 5% dei casi.
Son stati tuttavia evidenziati alcuni fattori predisponenti la comparsa di tale disturbo, ovvero:
- obesità;
- anomalie biomeccaniche degli arti inferiori (come pronazione del piede);
- limitazione dei movimenti della caviglia;
- precedente tendinopatia achillea;
- malattie croniche che influenzano la qualità dei tendini (diabete, artrite reumatoide);
- ridotta forza muscolare del polpaccio;
- uso prolungato di cortisone e/o fluorochinoloni.
Tendinopatia achillea: sintomi
I segni tipici della tendinopatia del tendine d’Achille sono:
- dolore localizzato, con esordio graduale e che aumenta durante l’attività fisica;
- dolore alla palpazione diretta sul tendine d’Achille, quale risulta anche utile per una diagnosi differenziale (cioè per la distinzione tra i due tipi di tendinopatia achillea o da altre condizioni patologiche, come malattia di Sever, la fascite plantare, la frattura del calcagno, ecc.)
- gonfiore e arrossamento sull’area interessata;
- rigidità, soprattutto dopo un lungo periodo di riposo;
- riduzione della forza.
Tendinopatia del tendine d’Achille: trattamenti
La cura della tendinopatia del tendine d’Achille è, nelle sue fasi inziali, di tipo conservativo; agisce sulla sintomatologia e non sulle cause. Consiste in:
- riposo funzionale;
- farmaci antinfiammatori;
- fisioterapia, sia di tipo strumentale (tecarterapia, laserterapia e onde d’urto) che manuale (per equilibrare le tensioni miofasciali della gamba e del piede).
Nel caso in cui le terapie conservative non sortiscano agli effetti desiderati, si opta per altri approcci terapeutici, a seconda del tipo di tendinopatia:
- inserzionale, si procede con un intervento chirurgico di asportazione dell’esostosi che è alla base della patologia;
- non inserzionale, si attuano terapie biologiche che, utilizzando il potenziale rigenerativo delle cellule staminali multipotenti, riescono a determinare una rigenerazione del tessuto tendineo; a ciò possono essere associati interventi chirurgici mininvasivi per controllare il dolore e migliorare la vascolarizzazione del tendine.