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Difficoltà a digerire

Difficoltà a digerire: l’aiuto della fisioterapia

La difficoltà a digerire, in termini medici dispepsia è uno dei disturbi più comuni nella popolazione mondiale. Dal greco “dys“, difficile, e “pepsis“, digestione, si tratta di una manifestazione caratterizzata da un ampio ventaglio di sintomi, riferibili a innumerevoli possibili disturbi sottostanti, a cui – non di rado – risulta arduo giungerci attraverso i consueti strumenti diagnostici.

Cattiva digestione: i sintomi

La sensazione di non digerire bene, solitamente, si accompagna ai seguenti sintomi:

  • dolore retrosternale, “alla bocca dello stomaco”;
  • pirosi gastrica (bruciore di stomaco);
  • rigurgito acido;
  • disfagia (deglutizione difficoltosa) spesso associato anche al cosiddetto “blocco del cibo in gola” o sensazione di “corpo estraneo in gola”);
  • presenza di gas nello stomaco e nell’intestino;
  • sazietà precoce;
  • gonfiore addominale;
  • tachicardia dopo mangiato o di notte;
  • nausea dopo mangiato;
  • eruttazione frequente;
  • singhiozzo persistente;
  • salivazione intensa;
  • alitosi;
  • tosse secca e stizzosa.

Problemi di digestione: le cause

Quando la funzionalità dell’apparato digerente risulta compromessa, all’origine potrebbero esserci i seguenti disturbi:

  • ernia iatale, condizione patologica per la quale una parte dello stomaco fuoriesce dall’addome e risale all’interno del torace;
  • reflusso gastroesofageo, disturbo caratterizzato dalla risalita di contenuto acido o biliare dallo stomaco all’esofago, è una comune conseguenza dell’ernia iatale;
  • gastrite, malattia caratterizzata dall’indebolimento delle pareti interne dello stomaco, le quali – a contatto con l’acidità dei succhi gastrici – si infiammano;
  • ulcera gastrica, è la più comune evoluzione di una gastrite cronica e descrive la lesione della mucosa dello stomaco dovuta all’azione corrosiva dei succhi gastrici acidi; può condurre a emorragie, perforazioni e occlusioni;
  • Helicobacter Pylori, batterio che colonizza e infetta la mucosa gastrica; è una delle cause di gastrite e ulcera gastrica;
  • tumore esofageo, le cui due principali forme sono carcinoma e l’adenocarcinoma che attaccano esofago e tonaca mucosa;
  • scorrette abitudini alimentari, come mangiare troppo o troppo velocemente, andare a letto subito dopo i pasti, consumare cibi pesanti, fritti o acidi, consumare dosi eccessive di bevande gassate, alcool e caffeina
  • stitichezza, o stipsi, ovvero l’alterata mobilità dell’intestino come freno a tutto il tratto gastroenterico, da considerarsi un unicuum.

Difficoltà digestive: la diagnosi

Se affetti da disturbi digestivi, sarebbe opportuno sottoporsi a una visita gastroenterologica. Per giungere ad una diagnosi certa, lo specialista si avvarrà – oltre che dell’anamnesi e dell’esame obiettivo, anche di alcuni esami specifici, tra cui:

  • radiografia con mezzo di contrasto (bario) della parte superiore del tubo digerente;
  • gastroscopia dell’apparato digerente superiore, oggi eseguibile anche per via transnasale (tecnica minimamente invasiva);
  • analisi delle feci, per identificare possibili infezioni a livello gastrointestinale.

Difficoltà a digerire: il rimedio

In assenza di una causa organica responsabile della difficoltà a digerire, risulta utile la terapia manuale viscerale. Si tratta di un tipo di approccio terapeutico che, in ambito fisioterapico, consente di riarmonizzare il tessuto fasciale che avvolge lo stomaco e gli altri muscoli addominali. L’obiettivo di questa tecnica di manipolazione non invasiva, infatti, è quello di ripristinare la fisiologica mobilità sia degli organi dell’apparato gastrointestinale, sia dei loro tessuti connettivi.

Digestione difficile: alcune raccomandazioni

Quando si fa fatica a digerire, potrebbe essere utile adottare alcune regole di buona condotta per preservare o controllare il dolore, il bruciore, il senso di pesantezza e l’acidità di stomaco. Nutrizionisti e gastroenterologici consigliano, nello specifico, di:

  • bere 1,5-2 litri di acqua al giorno, facendo frequenti e piccoli sorsi;
  • consumare pasti a cedenza regolare,ma non troppo abbondanti (prevedendo, nell’arco della giornata, tre pasti principali e due spuntini);
  • limitare il consumo di cibi grassi, acidi e piccanti;
  • evitare il consumo di bibite gassate, caffè e alcolici;
  • evitare periodi di digiuno prolungato;
  • fare esercizio fisico costante, per stimolare la peristalsi di stomaco e intestino;
  • dormire con regolarità;
  • ridurre lo stress.