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Osteosintesi

Osteosintesi: cos’è e a cosa serve?

Osteosintesi: cos’è?

L’osteosintesi è una procedura chirurgica ortopedica utilizzata per trattare le fratture ossee complesse. Il termine deriva dal greco “osteo” (osso) e “synthesis” (unione), e descrive esattamente l’operazione attraverso cui vengono riuniti – attraverso l’impiego di mezzi di fissazione come viti, placche, chiodi o fili – i frammenti ossei ormai non più in grado di mantenere autonomamente la loro corretta posizione anatomica.

Osteosintesi: quando e perché si esegue?

L’osteosintesi si rende necessaria in diversi scenari clinici, spesso legati alla severità del danno osseo e alla sua localizzazione. Di norma, l’intervento è indicato per:

  • le fratture scomposte, in cui i segmenti ossei perdono il loro allineamento e risultano perciò dislocati rispetto alla loro posizione naturale;
  • le fratture esposte, in cui l’osso rotto arriva a lacerare la pelle e a fuoriuscire;
  • le fratture articolari, quelle che coinvolgono un’articolazione (come quella del ginocchio, della spalla, del polso, ecc.);
  • le fratture causate da fragilità ossea, come accade nei pazienti affetti da osteoporosi, patologia che impedisce una guarigione ossea spontanea;

L’obiettivo dell’osteosintesi è promuovere la rigenerazione ossea e ripristinare la piena funzionalità della parte lesa evitando complicanze. Di fatti, a differenza della guarigione spontanea, a cui si accompagna il rischio di deformità ossea o di consolidazione imperfetta, l’osteosintesi permette di stabilizzare le fratture e di garantire un riallineamento preciso dell’osso, assicurando un recupero ottimale.

Osteosintesi: come si esegue?

Le principali tecniche di osteosintesi, scelte in base alla sede e alla tipologia di frattura, sono:

  • osteosintesi interna, la tecnica più comune, prevede l’utilizzo di placche, viti, chiodi endomidollari o fili metallici inseriti direttamente all’interno dell’osso o sulla sua superficie; è ampiamente usata per le fratture di ossa lunghe come femore, tibia e omero;
  • osteosintesi esterna, quale utilizza fissatori esterni, strutture che tengono insieme i frammenti ossei tramite viti inserite attraverso la pelle; è indicata in caso di fratture esposte o di lesioni gravi dei tessuti molli.

In tutti i casi, la procedura prevede una riduzione della frattura, ovvero il riposizionamento corretto dei frammenti ossei, seguita dalla fissazione mediante i dispositivi scelti dal chirurgo ortopedico. La scelta del tipo di dispositivo dipende dalla complessità della frattura e dallo stato di salute del paziente. negli ultimi anni, si è sviluppata una tendenza verso approcci mininvasivi, che riducono il trauma chirurgico e accelerano il processo di guarigione.

Osteosintesi: qual è il decorso post-operatorio?

La riabilitazione post-operatoria

Dopo l’intervento, si raccomanda al paziente di 

  • immobilizzare l’area interessata, per un tempo variabile da alcune settimane a diversi mesi, a seconda della complessità della frattura e della risposta del paziente alla guarigione;
  • seguire un percorso di riabilitazione post-operatoria, mirato a evitare rigidità e atrofia e a recuperare la flessibilità, la funzionalità articolare, la forza e la resistenza muscolare.

È fondamentale che il paziente segua attentamente le indicazioni del fisioterapista e del chirurgo ortopedico per evitare complicazioni come la pseudoartrosi (la mancata consolidazione di una frattura a distanza di circa 6 mesi dall’evento traumatico) o la riduzione della mobilità.

I tempi di recupero

tempi di recupero dopo un intervento di osteosintesi dipendono da vari fattori, tra cui:

  • il tipo di frattura;
  • l’età del paziente, poiché i giovani tendono a guarire più rapidamente rispetto agli anziani;
  • lo stato di salute generale, in considerazione del fatto che condizioni come l’osteoporosi o malattie croniche possono rallentare il processo di guarigione;
  • la compliance del paziente, cioè il grado con cui il paziente segue le prescrizioni mediche e fisioterapiche.

In generale, per le fratture più semplici, il recupero può durare da 6 a 8 settimane, mentre per le fratture più severe o quelle trattate con fissatori esterni, il processo di guarigione può richiedere diversi mesi.