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Riabilitazione neuromotoria

Riabilitazione neuromotoria: cos’è e a cosa serve?

Riabilitazione neuromotoria: cos’è

La riabilitazione neuromotoria, o rieducazione neuromotoria, è quella branca della fisioterapia neurologica volta al recupero delle funzioni motorie e all’apprendimento di tecniche adattative, indirizzata ai pazienti colpiti da patologie neurologiche. Tra quest’ultime si includono sia quelle che coinvolgono il sistema nervoso centrale – come il Parkinson, la sclerosi multipla, l’Alzheimer e l’epilessia – sia quelle che interessano il sistema nervoso periferico, come la miopatia, la polineuropatia e la miastenia.

Fondamentale obiettivo di questo tipo di riabilitazione è favorire il ripristino dell’autonomia, e la reintegrazione del paziente nel contesto sociale; ciò attraverso:

  • il recupero della forza muscolare;
  • il recupero del controllo di movimento degli arti superiori e inferiori;
  • il recupero dell’equilibrio e della deambulazione;
  • il corretto utilizzo di ausili;
  • l’elaborazione di schemi di azione alternativi, che suppliscono alle funzionalità perse.

Riabilitazione neuromotoria: i metodi

La natura complessa delle patologie trattate richiede programmi di neuroriabiltazione multidisciplinari. La riabilitazione neuromotoria fa affidamento su quattro principali approcci differenti, talvolta integrati tra loro per creare un programma di riabilitazione personalizzato e ottimale.

Metodo Bobath

Il metodo Bobath, noto anche come concetto Bobath, è un approccio terapeutico ampiamente utilizzato nella riabilitazione neuromotoria. È stato sviluppato negli anni ’40 dalla fisioterapista Berta Bobath e dal neurologo Karel Bobath. Il metodo si basa sui seguenti assunti.

  1. Intervento precoce: la terapia dovrebbe iniziare il prima possibile dopo l’insorgenza del danno neurologico.
  2. Approccio individualizzato: ogni paziente è unico e il trattamento deve adattarsi alle sue uniche e specifiche necessità e capacità.
  3. Facilitazione del movimento: si lavora per facilitare movimenti normali e funzionali, riducendo al minimo i movimenti anormali o compensatori.
  4. Controllo posturale: un buon controllo posturale è la base per tutti i movimenti.
  5. Integrazione sensorimotoria: una migliore percezione delle informazioni sensoriali può contribuire a migliorare il controllo del movimento e la coordinazione.

Il metodo Bobath include le seguenti tecniche:

  • handling, cioè l’uso delle mani del terapeuta per facilitare i movimenti desiderati e inibire quelli indesiderati;
  • posizionamento, ovvero l’educazione all’allineamento e al controllo posturale;
  • recupero funzionale, con cui s’intende quella terapia fisica focalizzata sulla ripresa delle attività quotidiane;
  • stimolazione sensoriale, la stimolazione tattile (mediante l’uso di oggetti di varie texture); quella visiva (mediante l’uso di luci e colori per l’esecuzione di esercizi di tracciamento); quella uditiva (quale si serve dell’ascolto di suoni e rumori di diverse intensità e frequenze); quella propriocettiva (quale prevede attività che comportano il peso e la pressione, come il sollevamento di oggetti o l’uso di bande elastiche per esercizi di resistenza).

Metodo Perfetti

Il metodo Perfetti, sviluppato dal neurologo italiano Carlo Perfetti, è noto anche come programma di esercizi di rieducazione neuromotoria o terapia cognitivo-motoria. Questo metodo si basa sull’idea sui seguenti principi.

  1. Interconnessione tra cognizione e movimento: il recupero motorio può essere facilitato tramite la stimolazione delle funzioni cognitive.
  2. Esercizi cognitivo-motori: occorrono esercizi che stimolino la memoria, l’attenzione, la percezione, e il ragionamento, oltre alla componente motoria.
  3. Approccio graduale: è importante procedere progressivamente, partendo da compiti semplici fino a quelli più complessi; ognuno deve essere adattato alle capacità del paziente.

Il metodo Perfetti si modella sui seguenti tipi di esercizi:

  • esercizi di percezione, ossia attività che richiedono al paziente di riconoscere forme, temperature o superfici diverse tramite il tatto;
  • esercizi di memoria motoria, cioè attività che richiedono al paziente di ricordare e ripetere specifici movimenti;
  • esercizi di coordinazione, ovvero attività che mirano a migliorare la coordinazione tra diverse parti del corpo, come quelle per la coordinazione occhio-mano, per la coordinazione bilaterale, sia per i movimenti speculari (identici per entrambe le mani) sia per i movimenti asimmetrici (diversi con ogni mano), ecc.

Metodo Kabat

Il metodo Kabat, o Facilitazione Neuromuscolare Propriocettiva (PNF), è un approccio che utilizza modelli di movimento diagonali e spirali per stimolare e rafforzare i muscoli attraverso il coinvolgimento del sistema nervoso propriocettivo. Si fonda sulle seguenti asserzioni.

  1. Movimenti diagonali e spirali: i movimenti naturali del corpo seguono percorsi diagonali e a spirale piuttosto che lineari.
  2. Facilitazione propriocettiva: gli stimoli propriocettivi migliorano la risposta muscolare.
  3. Approccio integrato: è importante coinvolgere gruppi muscolari multipli e articolazioni in un unico movimento.

Il metodo Kabat fa uso delle seguenti tecniche:

  • contrazioni isotoniche e isometriche, quindi un’alternanza di contrazioni muscolari dinamiche e statiche;
  • pattern di movimento, quindi un percorso di movimento ripetitivo e predefinito che prevede movimento di flessione ed estensione in diagonale;
  • tecniche di resistenza, applicazione di resistenza manuale per aumentare la forza e il controllo muscolare.

Metodo Vojta

Il Metodo Vojta è un approccio sviluppato dal neurologo ceco Václav Vojta; si applica soprattutto ai bambini con problemi motori sin dall’età neonatale, ma trova applicazione anche negli adulti con problemi neurologici. 
Si fonda sulla teoria secondo cui è possibile evitare la strutturazione di uno schema motorio alterato, mediante la stimolazione precoce di alcune zone del corpo. Le sue premesse sono:

  1. Attivazione riflessa: la stimolazione manuale di determinati distretti corporei, associate ad afferenze propriocettive posturali, inducono la comparsa di riflessi di locomozione.
  2. Schemi di movimento innati: esistono schemi motori innati, presenti nei neonati, che possono essere riattivati negli adulti;
  3. Ripetizione e costanza: per rafforzare le connessioni neurologiche, è importante che l’esecuzione degli schemi di movimento sia continua e regolare.

Il metodo Vojta comprende le seguenti fasi:

  • assunzione delle posizioni di base, cioè supina, prona e laterale, per facilitare l’attivazione riflessa;
  • applicazione di pressione sulle “zone di stimolo”, generalmente il gomito e il calcagno, per evocare schemi di movimento;
  • esecuzione di schemi di locomozione riflessa, ovvero di esercizi che mirano a riprodurre il riflesso filogenetico di “strisciamento” e quello ontogenetico di “rotolamento”.